Federazione Italiana Motonautica | L’appuntamento del martedì con le giovani promesse della Motonautica: oggi l’intervista è a Mattia Ghiraldi, pilota Circuito
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L’appuntamento del martedì con le giovani promesse della Motonautica: oggi l’intervista è a Mattia Ghiraldi, pilota Circuito

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Presentati brevemente: dove vivi, che disciplina, pratichi, che scuola fai, dove ti alleni (località, Scuola motonautica, o altro)

Mi chiamo Mattia Ghiraldi, ho 20 anni e sono Cremonese, nonostante io corra per una squadra piacentina (l’A.S.D San Nazzaro).

Gareggio a livello nazionale e internazionale nei Campionati Osy 400 e F-125.

Ho Frequentato la scuola Ala Ponzone Cimino (A.P.C.) di Cremona nel Corso di Meccanica e, attualmente-, sono in cerca di un lavoro.

Il mio principale allenamento è a bordo delle mie 2 imbarcazioni. La restante parte dell’allenamento la trascorro in palestra.

Come ti sei avvicinato a questo sport? Raccontaci come, perché e quando hai iniziato a intraprendere questa disciplina.

Mi sono avvicinato alla motonautica grazie a mio padre (ex pilota di motonautica) e alla mia passione per la velocità. Ho iniziato ad intraprendere il percorso da Pilota grazie alle prove promozionali. Avendo come sogno nel cassetto quello di diventare pilota, ho voluto fare vedere, grazie alle prove, se era quello che volevo fare nella mia vita. Dopo aver provato l’Osy 400 ho deciso di dare anima e corpo per questo sport. Ho scelto le categorie Hydro per il fatto di essere molto più abbordabili rispetto ai catamarani e per l’emozione che trasmettono.

 

Com’è la tua giornata tipo durante la stagione? Quanti allenamenti fai? (settimanali, mensili) e per quante ore? Ti alleni solo in acqua o anche in palestra?

La mia tipica giornata durante la stagione è divisa in due parti: nel corso della mattina mi occupo di trovare un lavoro, nel pomeriggio mi alleno in palestra o lavoro sulle barche (essendo due, doppio lavoro).

Quando arriva il fine settimana, di solito la domenica andiamo a eseguire dei test con un’imbarcazione (prevalentemente quella usata nella categoria F-125) e solitamente rimaniamo per 3-4 ore a Roncarolo, posto dove vengono effettuati dei test.

 

Come concili gli altri impegni, soprattutto scolastici, con quelli sportivi?

Conciliare scuola e sport non è mai stato un problema.

Di mattina frequentavo la scuola e, dopo lo studio, andavo in palestra oppure lavoravo sulla barca.

Come hai vissuto questo periodo di stop per il Covid19?

Questo periodo della quarantena l’ho vissuto con il cuore a mille, visto che è un anno di cambiamenti (passaggio dall’Osy400 alla F-125).

Ho avuto per tutto il tempo una voglia assurda di ritornare in barca e potermi allenare per prepararmi alle gare previste in calendario. Ma, soprattutto, non vedevo l’ora di vedere la mia nuova imbarcazione con cui correrò nel F-125, dato che è il frutto di molti sacrifici.

 

Che prospettive hai per l’inizio della stagione?

Per il 2021 correrò sicuramente nel F-125 a livello mondiale e, se i fondi lo permettono, mi presenterò per la seconda volta al Campionato del Mondo dell’Osy 400. (unico italiano iscritto dopo quasi 10 anni di assenza della Nazionale italiana) Ovviamente, sperando in buoni risultati che possano anche far maturare esperienza.

 

Come ci si prepara a una gara? Qualche indicazione sia a livello personale che sul mezzo.

La migliore preparazione per una gara è la calma e la tranquillità. Solitamente nella settimana della gara, per evitare di stressarmi a volte non mi allenano.

Il miglior modo di rimanere tranquilli è quello di controllare l’imbarcazione per essere sicuri che non ci possano essere problemi legati alla struttura e sui componenti di sterzo e, nel 125, sui pedali (usiamo dei pedali nonostante corriamo coricati). Ma soprattutto bisogna sempre ricordare che, al di là di come vada la gara o il campionato, occorre sempre dare il massimo. A volte non è semplice, perché dopo tanti sacrifici magari capita di ritrovarsi relegati a metà classifica o peggio ancora negli ultimi posti. Ma è lì che bisogna mettersi lo zaino in spalla e continuare a provarci e riprovarci. A volte è difficile da ricordare ma anche i migliori di qualsiasi sport sono partiti sempre dal basso. Solitamente nell’imbarcazione è d’obbligo controllare: assetto, sterzo e i comandi azionati dai due pedali.

 

Quanto conta l’imbarcazione e quale valore aggiunto può dare il pilota?

L’imbarcazione è importante al 60%, dà molti aiuti in partenza, virata e accelerazione, offrendo al tempo stesso belle sensazioni; però, se il pilota non riesce a capire il mezzo potrebbe avere anche 20 cavalli in più ma non riuscirebbe a sfruttarli.

Un’altra caratteristica importante di un pilota è sapere quando rischiare e quando no. Purtroppo, a volte l’adrenalina gioca brutti scherzi ma un buon pilota cerca di raffreddare il sangue e di muoversi in maniera calcolata e non impulsiva.

Che sensazioni hai mentre gareggi?

Le sensazioni sono difficili da descrivere, a parer mio la cosa migliore sarebbe provarle voi stessi.

Quando corro l’emozione cresce già durante le prove. A volte sembra quasi che il giubbotto salvagente mi prema contro il petto. Prima della partenza di una gara è agitazione pura, comincia a seccarsi la saliva e, nonostante la sensazione che il casco ti stia strozzando, cerchi di rimanere lucido anche se ormai la tranquillità è andata a “farsi benedire”. I 30 secondi prima del via sono praticamente l’inferno, senti il cuore accelerare e rallentare e in un istante silenzio e tranquillità, il rosso è acceso e non provi nulla come se tu fossi diventato una macchina, un tutt’uno con la barca, i pensieri spariscono e nella tua mente risuona solo una frase “oggi vinco io”.

Durante la gara, oltre alla concentrazione e all’aria addosso, sento una sensazione di libertà, come se io fossi nato per questo.

 

Hai un rito porta fortuna prima delle gare? Indossi gli stessi indumenti, mangi le stesse cose, hai una routine pre-gara ecc…?

Si ho notato di avere un rito, quando corro indosso sempre lo stesso tipo di calzini e sul pontile, prima di mettere il casco, mi bagno i capelli con una mano portandomeli all’indietro. Per il resto, i miei meccanici non hanno nessun rito.

 

Cosa diresti ad un tuo amico per consigliargli questo sport?

Ad un mio amico direi di almeno fare una prova. Anche se da fuori non sembra, questo sport ti permette di provare emozioni uniche, creando anche dei legami con persone di altre nazioni. Ti fa viaggiare in alcuni luoghi che sono veramente fantastici ed è molto più abbordabile di qualsiasi altro sport motoristico.

 

Vuoi ringraziare qualcuno o aggiungere qualcosa che non c’è nelle domande?

Si, vorrei ringraziare soprattutto mio padre e Giuseppe Rossi, con tutto il cantone di Caorso. Senza di loro e senza i sacrifici di mio padre, penso che questo sogno non sarebbe stato possibile. Ringrazio anche tutte le persone che in questi 4 anni di gare sono state sotto al mio tendino e dietro alla mia barca anche nei momenti più difficili, anche perché un pilota non è nessuno se non ci sono i meccanici. Per ultimo, ma non per importanza, grazie anche alla Federazione Italiana Motonautica che, grazie alla promozione delle categorie giovanili, ha permesso di realizzare un sogno.